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Lean e Smart Manufacturing: Il digitale a supporto del Manufacturing

Scritto da Andrea Bonetti
il 10/03/2022

Per favorire il passaggio al digitale nel mondo del Manufacturing, è inutile negarlo, l’avvento della pandemia da Covid-19, il conseguente lockdown e la successiva ripresa, sono stati alcuni degli step decisivi. Su questa questione, purtroppo, le imprese del nostro Paese, specie quelle a conduzione familiare, si sono sempre dimostrate un po’ refrattarie al cambiamento ma un evento così di impatto è stato un fattore accelerante. La necessità di dover lavorare a distanza, addirittura inserendosi in liste con netto anticipo qualora si volesse presenziare in ufficio, il dover adottare tutte le contromisure del caso per la salvaguardia della salute dei dipendenti e dei dirigenti, il dover essere sempre più smart, vale a dire veloci e flessibili, ha permesso alle PMI di adeguarsi al meglio al cambiamento. Tuttavia, per vedere i reali esiti dello smart manufacturing occorrerà attendere ancora qualche anno.

Tuttavia, flessibilità, condivisione delle informazioni e collaborazione, concetti cardini dello smart manufacturing, sono stati già interiorizzati in molte delle realtà imprenditoriali del nostro Paese. Ecco come.

Flessibilità

La trasformazione digitale, l’accelerazione della pandemia hanno modificato considerevolmente le abitudini di acquisto dei consumatori. La user-experience ha subito una vera e propria rivoluzione: negli ultimi anni il potenziamento dei portali di e-commerce, la diffusione capillare dei social network e l’avvento di smartphone di nuova generazione ha contribuito a dare forti cambiamenti anche nel comparto manifatturiero. L’intera filiera a monte ha potuto beneficiarne. In che modo si declina questa flessibilità? In estrema sintesi, migliorando la produttività a livello generale. Il vero e proprio cambiamento effettivo ha riguardato nella capacità di fornire servizi incentrati sulla personalizzazione, in base alle esigenze sempre più selettive della clientela, e sulla differenziazione rispetto all’offerta commerciale della concorrenza. Le imprese manifatturiere hanno saputo andare incontro alla rivoluzione digitale attraverso l’adozione di filiere volte ad alimentare la produzione con livelli di flessibilità, in grado di rendere effettivi tutti i cambiamenti richiesti. Ovviamente, sempre e comunque tenendo conto delle tempistiche dettate dal mercato in cui agiscono. In definitiva, la gestione della flessibilità presuppone la necessità di interagire ancora meglio con il reparto della produzione. E ciò risulta fattibile solo puntando sulla condivisione.

Condivisione delle informazioni

Alla base di un’evidente flessibilità produttiva vi deve essere la condivisione delle informazioni. Solo così è possibile avere maggiori probabilità di centrare appieno gli obiettivi prefissati. In riferimento alla clientela, nel settore del manufacturing, la condivisione delle informazioni è strettamente connessa a cosa si stia producendo. Di conseguenza, anche i fornitori e i partner saranno chiamati ad avere un ruolo di determinante importanza, nel momento in cui verrà ultimata la fase produttiva.

Condividere informazioni, vuol dire che il reparto produttivo non deve rimanere isolato, puntando tutto sull’efficienza dei macchinari. Occorre scambiare le informazioni con l’esterno. Questa è la capacità di sapersi interconnettere, dimostrandosi aperti, in termini di approccio, nei confronti degli altri reparti dell’azienda, ma anche all’esterno. Ecco perché la collaborazione, in tal senso, si dimostra sempre foriera di ottimi risultati, nonché di importanti innovazioni.

Collaborazione

Nel passaggio al digitale, i vertici dell’azienda manifatturiera devono avere una panoramica ben chiara per quanto riguarda i confini entro cui si può agire. La rivoluzione digitale, infatti, presuppone che ciascuna figura professionale vada a connettersi alla rete, contribuendo all’ampliamento del raggio d’azione in termini di business. In estrema sintesi, la condivisione si dimostra la componente decisiva per orchestrare nuove forme di collaborazione o più precisamente, ecosistemi innovativi che si servono appieno del trinomio flessibilità, condivisione e collaborazione.

La diffusione delle soluzioni cloud, fondamentali al giorno d’oggi per lo smart working, è un fulgido esempio al riguardo.

E a proposito di esempi di successo per quanto riguarda il passaggio al digital nel settore manifatturiero, ne citiamo alcuni degni di menzione.

Si parla con sempre maggiore costanza di imprese di produzione intelligenti. Ma cosa vuol dire in concreto?

Imprese di produzione intelligenti

Un’azienda di produzione per essere considerata intelligente, deve avere la capacità di procedere all’acquisizione, all’organizzazione, all’elaborazione e alla condivisione dei dati e delle informazioni strategiche: i dati aziendali rappresentano per ogni impresa un vero e proprio patrimonio di valore inestimabile, a patto che si sappiano selezionare dalla grande mole di informazioni a disposizione solamente quelli che servono ad uno scopo preciso e in un determinato lasso di tempo. Insomma, la governance di una realtà imprenditoriale si dimostra smart nel momento in cui riesce a rendere utili i dati in maniera rapida e con la massima funzionalità.

Un ruolo determinante nell’Impresa 4.0 lo ricopre di certo la tecnologia, considerata imprescindibile nell’abilitare tutta una serie di processi oggi più che mai sofisticati e nell’agevolare in modo migliore l’integrazione tra sistemi maggiormente modulari ed interconnessi che vanno a potenziare la filiera, rendendola al tempo stesso più snella e operativa.

Il digitale è alla base anche della diffusione di vecchie e nuove metodologie di organizzazione aziendale come: Lean Manufacturing, Additive Manufacturing, Smart Manufacturing

Lean Manufacturing: cos’è?

Per Lean Manufacturing si intende l’implementazione di metodologie e di strumenti che hanno come scopo primario quello di consentire alle imprese di raggiungere picchi di eccellenza. A livello organizzativo, questo si traduce in una maggiore efficenza e ottimizzazione in termini di prestazioni aziendali, perché in fase di produzione sia le risorse sia i tempi a disposizione vengono ottimizzati. La cosiddetta produzione snella, in concreto, può essere applicata sia per le PMI sia per le imprese di maggiore dimensione. Ridurre gli sprechi, fino a eliminarli, e creare valore aggiunto per la domanda è ciò che con il Lean Manufacturing è possibile perseguire.

Ruolo decisivo nel Lean Manufacturing lo gioca il concetto di flusso: tutto deve necessariamente muoversi senza interruzioni e nella più assoluta armonia. 

Un po’ di storia

La metodologia del Lean Manufacturing di cui si parla spesso, specie sui libri universitari e nelle realtà aziendali statunitensi e del Sud-Est Asiatico, non è però nuova, come invece si tende a credere nell’immaginario collettivo. Le sue origini risalgono agli inizi degli Anni ´50. A essere protagonisti furono gli stabilimenti della Toyota, dove questo paradigma è stato concepito per la prima volta. Tuttavia, i primi studi sono stati intrapresi solo con l’avvento degli Anni ’90 con le ricerche condotte da Jones e da Womack. Nel loro testo sulla produzione snella, i due esperti statunitensi mettevano a confronto la Toyota con numerose case leader nel mercato automobilistico. A spuntarla, però, era in larga misura il modello del colosso del Sol Levante, definito al giorno d’oggi come uno di quelli più meritevoli di attenzione. Non a caso, la fase di progettazione, la produzione e il reparto qualità sono le aree più coinvolte in tal senso.

I cardini del Lean Manufacturing, pertanto, ruotano attorno alla rimozione di tutte quelle attività considerate inutili, sulla riduzione al minimo dei movimenti in modo da diminuire ogni sorta di stress e risparmiare tempo, sul numero inferiore di scarti e di materiali prodotti in modo eccessivo rispetto alle scorte e di minimizzare i tempi di attesa.

A cosa serve il Lean Manufacturing?

Come intento primario, questa struttura di organizzazione aziendale mira a massimizzare gli sforzi aziendali, contrastando gli sprechi e la pessima allocazione delle risorse. E tra il contrastare efficacemente la sovrapproduzione, da sempre sinonimo di spreco di risorse, il provare ad eliminare i processi inutili e l’agevolare l’annullamento dei ritardi, in qualsiasi impresa, grande o piccola che sia, c’è davvero molto da fare. I problemi di fondo, diffusi su larga scala, vengono fuori per via di un’organizzazione che presenta più di una lacuna. Risultato? Tutto questo finisce per ripercuotersi nel metodo e nel processo di lavoro. I temi di produzione si dilungano inevitabilmente, la supervisione lascia a desiderare, gli spazi non risultano idonei per affrontare i carichi di lavoro, la formazione latita insieme all’aggiornamento.

Le 5S del Lean Manufacturing

Per organizzare al meglio questo innovativo metodo di lavoro, bisogna necessariamente citare le 5S, in modo da poter identificare al meglio una metodologia lavorativa, implementabile nei processi. Il punto di partenza è sempre e comunque l’eliminazione del superfluo.

1. Seiri: significa scelta e separazione, ossia rimuovere tutto che risulta di troppo e tenere solo quello che serve;

2. Seiton: vuol dire sistemazione degli strumenti e delle attrezzature con cui poter lavorare;

3. Seison: sta per controllo degli ordini;

4. Sheiketsu: è l’idea di standardizzazione. A lungo andare i risultati vanno incontro a chiari miglioramenti, per via delle innumerevoli ripetizioni portate a termine. E con l’introduzione di un metodo innovativo di lavoro, è normale che in fase iniziale un’organizzazione aziendale faccia fatica;

5. Shitsuke: indica il mantenimento della precisione ai massimi livelli nel lungo periodo. Solo in questo modo, il paradigma del Lean Manufacturing si dimostrerà foriero di risultati positivi.

Attenendosi a questi punti basilari del Lean Manufacturing, la struttura aziendale diventa più snella e contrastare gli sprechi (noti come muda) diventa obiettivo fattibile.

Fase delicata per il successo dell’implementazione del Lean Manufacturing è la modalità di organizzazione della propria area di lavoro: rimuovere il superfluo è di cruciale importanza per scacciare problematiche che, almeno potenzialmente, potrebbero arrecare solo caos. Inoltre, è necessario sistemare in modo ottimale gli strumenti di lavoro. 

Il monitoraggio e l’ottimizzazione sono due tappe decisive per l’implementazione del Lean Manufacturing. Si riesce a raggiungere una posizione di equilibrio, sostanzialmente, nel momento in cui le abitudini si dimostrano consolidate. Citando le 5S, precedentemente descritte, è bene precisare che non vanno interpretate come modelli da seguire solo sporadicamente, ma in modo abitudinario nel breve termine. Ciò, comunque, è l’intento di fondo di numerose realtà aziendali che prendono spunto dal kaizen, ossia il cambiamento buono.

Attenendosi ai suddetti passaggi, ottimizzare i processi e valorizzare le risorse a disposizione sono obiettivi più semplici da centrare al meglio.

Tirando le somme, grazie alla digitalizzazione delle informazioni, ad avvantaggiarsene non è solo una determinata azienda, ma l’intero comparto di riferimento, visto che gli sprechi si riducono sensibilmente e i margini di errore, praticamente, si azzerano.

Cos’è l’Additive Manufacturing?

Sempre in riferimento all’impatto del digitale sul sistema industriale, un ruolo molto importante va attribuito a un altro paradigma: l’Additive Manufacturing. Di cosa si tratta? Della cosiddetta manifattura additiva, ossia il processo industriale che mediante l’ausilio di svariate tecnologie assicura la fabbricazione di prodotti finiti, di semilavorati o di componenti mediante la sovrapposizione di strati di materiale. L’aggiunta del materiale avviene strato su strato, ossia dal perimetro esterno passando a quello interno mediante diversi riempimenti.

In sostanza, è possibile asserire che il suddetto modello è l’esatto contrario rispetto alla manifattura classica. Quest’ultima verte tutta attorno a una logica sottrattiva, perché l’articolo finale che viene messo sul mercato non è altro che la risultante di varie azioni rispetto all’output pieno. Lavorazioni come la tornitura o la fresatura vanno lette proprio in quest’ottica, dato che si è registrata l’asportazione di materiali dall’output originale.

Spesso, definisce l’Additive Manufacturing anche come stampa 3D. Il ruolo del digitale in questo caso è determinante, in quanto si registra la produzione di articoli finiti, partendo da uno stampato tridimensionale, vale a dire un file di progettazione digitale.

Un po’ di storia

Le origini della Stampa 3D vanno fatte risalire attorno alla metà degli Anni ’80, quando si iniziava a discutere di prototipazione rapida. Con il boom dei macchinari industriali e di determinate tecnologie, oggi più che mai low cost, si è andati incontro alla vantaggiosa opportunità di mettere sul mercato oggetti di dimensioni considerevoli in tempi contenuti e ricorrendo a un vasto elenco di materiali.

La prototipazione rapida e l’Additive Manufacturing 

Attualmente l’Additive Manufacturing è molto usato nella prototipazione rapida per una questione di abbattimento dei costi. Ma anche per ottenere piccole serie, il sistema viene molto usato nel comparto automobilistico, in quello aeronautico, nel settore medico e nell’edilizia.

Una tecnologia e impostazione produttiva molto versatile che permette di avere componenti in poco tempo.

I manufatti ottenibili mediante Additive Manufacturing sono di qualità molto elevata. Per questo motivo vengono sempre più utilizzati non solo come prototipi ma anche come elementi in produzione. Ovviamente le tecnologie additive non presentano ancora la possibilità di produrre particolari estetici senza alcun trattamento successivo. 

Applicazioni dell’additive manufacturing

L’Additive Manufacturing può essere utilizzato per operazioni quali:

Rapid Manufacturing: creazione di particolari senza avere i vincoli delle tecnologie tradizionali, come numero di pezzi, ecc.

Rapid Tooling: creazione rapida di stampi per ottenere altri particolari

Prototipazione Rapida

Il limite di questa tecnologia è collegata alla grande della stampatrice stessa.

Come funziona lo smart manufacturing?

L’ultimo elemento da vedere è quello che riguarda lo smart manufacturing. Tra i più consolidati punti di forza, una menzione speciale va assegnata alla gestione intelligente dei prodotti, dei processi e del personale. In termini di connessione e di comunicazione, il flusso di dati raccolto da una moltitudine di fonti va organizzato in modo ottimale per consentire agli operatori di agire nella maniera più trasparente possibile, sempre tenendo conto di un approccio collaborativo.

Nell’era dello smart working e del lavoro in remoto, i dati vengono condivisi con sempre maggiore frequenza su piattaforme cloud oriented: in questo modo, infatti, si riesce a lavorare in modo efficiente, puntuale e allineato. Il risparmio in termini di costi e tempistiche appare a tutti evidente, come dimostrano i risultati conseguiti dalle aziende protagoniste nello smart manufacturing.

Solo in termini di infrastrutture, le logiche relative al pay per use e all AS a Service assicurano al mondo delle imprese manifatturiere risorse a capacità praticamente infinite, senza la necessità di effettuare investimenti cospicui. A livello di applicazioni, invece, le performance migliorano grazie alla gestione in cloud, ma anche per via dei costanti update. La governance, nel momento in cui può avvalersi del supporto di piattaforme cloud oriented, può permettere al management e a tutti i team dei vari reparti di collaborare al meglio, condividendo progetti, processi decisionali, raccolta di dati e svolgimento del lavoro di analisi.

Come verrà indicato a breve, il cliente è al centro di questo paradigma: per il management, avvalendosi di un CRM 4.0, risulta poi più semplice coordinare le attività lavorative di tutti i protagonisti rientranti nella supply chain. Anzi, a questo punto è il caso di dire della digital supply chain. Anche i distributori, i dealer, i contractor e i rivenditori ne fanno parte. Nello specifico, l’innovazione coinvolge lo stabilimento, i prodotti, i dipendenti, i collaboratori esterni, i clienti e infine i partner.

Quali caratteristiche deve avere la nuova fabbrica?

Nota anche come smart factory, la fabbrica intelligente si contraddistingue per una visione che non mette più al centro del suo business il prodotto, ma il cliente. L’approccio adottato, infatti, è di natura olistica: IT, Marketing, Customer Assistance, Sales lavorano in modo sinergico, tenendo conto dei dati raccolti dal CRM che diventa il cuore pulsante del core business aziendale.

Il cliente, di fatto, finisce per essere al centro del business

Nello smart manufacturing, imperniato attorno a concetti chiave come flessibilità, condivisione e collaborazione, il cliente si dimostra ancora una volta al centro del business, ricoprendo un ruolo decisivo in riferimento al nuovo assetto. Per perseguire l’intento della flessibilità produttiva, numerose imprese del settore manifatturiero hanno approcciato nuovi mercati, percorrendo nuove strade e differenziando il core business. Se il cliente è al centro, è automatico che il processo di flessibilità, di condivisione e di collaborazione vada incontro a cambiamenti importanti, destinati in ogni caso ad avere ripercussioni sull’attività imprenditoriale. Lo sviluppo dei prodotti è una delle fasi maggiormente interessate al cambiamento, perché pur restando nel settore a lungo presidiato, si iniziano ad esplorare nuovi comparti complementari, visto che nel lungo periodo, i dati dimostrano che ci sono tutte le probabilità di crescere e di conquistare importanti quote di mercato. L’espansione in nuovi settori, pertanto, comporta la condivisione di tutta una serie di informazioni utili, attinenti alle performance conseguite sul mercato, tenendo conto dell’ottica dei clienti, e ai costi, per ciò che concerne la prospettiva dei fornitori. Per ovvi motivi, data la rilevanza delle informazioni in oggetto, le relazioni sono salvaguardate da accordi di riservatezza, i cui dettagli vengono definiti a monte, senza che possano essere divulgati all’esterno, divenendo poi di dominio pubblico.

La filiera a monte nello smart manufacturing

A fronte del nuovo smart manufacturing, il cliente si dimostra di cruciale importanza a livello di business. Per essere maggiormente flessibili, pronte a condividere le informazioni e, soprattutto, collaborative, numerose imprese fornitrici, attive nel panorama manifatturiero italiano, hanno deciso di rivedere le modalità di interazione con la clientela e di adattare i loro processi, al mero scopo di rispondere in maniera pronta e proattiva a tematiche strategiche in termini di business: la tracciabilità, la diminuzione di scorte a magazzino, la gestione automatica degli ordinativi tramite un più efficiente lavoro di pianificazione sono alcuni degli esempi più calzanti, in tal senso. Agendo secondo la suddetta prospettiva, il settore manifatturiero a livello nazionale potrebbe davvero svoltare, ponendo basi solide per lo sviluppo nel medio termine e aumentando la sua competitività tramite una produttività maggiore e con una qualità più eccelsa dei prodotti messi in commercio. Insomma, il posizionamento sul mercato nazionale delle imprese manifatturiere ha davvero tutto per trarne giovamento.

Certo è che non tutte le realtà imprenditoriali, almeno per il momento, sono pronte a vincere da sole questa sfida avvincente. Tuttavia, solo avendo le carte in regola per gestire al meglio la transizione al digitale, svoltare diventerebbe cosa maggiormente fattibile, anche perché si eviterebbero errori inutili che comportano notoriamente solo sprechi di budget e perdite evidenti di tempo. La figura del Chief Digital Officer, specie se presa in outsourcing, può rivelarsi decisiva per guidare l’azienda alla tanto desiderata rivoluzione digitale.

Nella visione che mette il cliente al centro delle sue attenzione, le realtà imprenditoriali sono tenute a ingegnarsi per escogitare nuove soluzioni, volte a garantirli valore aggiunto. La capacità di saper ascoltare le sue effettive esigenze, fornendogli prodotti personalizzati e servizi su misura sono azioni che vanno lette in quest’ottica.

Non a caso, l’approccio smart manufacturing è determinante ai fini della cosiddetta servitization: gli attori protagonisti della filiera devono lavorare nella più totale armonia e in maniera sinergica per rendere felice il cliente, portandolo alla tanto ambita fidelizzazione. Molto spesso le imprese investono molto per allargare il target di riferimento e per espandersi oltre la nicchia di mercato già intercettata. Le spese e gli investimenti sono davvero esosi. Il problema, di fondo, però, è che se gli investimenti si focalizzassero maggiormente sui clienti già acquisiti, gli introiti crescerebbero a dismisura. Il motivo è semplice: è molto meno dispendioso, in termini di costi e di impegno profuso, fidelizzare clienti già acquisiti che conquistarne di nuovi, partendo da zero.

Per centrare il suddetto obiettivo e per accontentare i desideri di un cliente oggigiorno sempre più consapevole di ciò che compra, i dati da sfruttare sono quelli di natura predittiva, come ad esempio gli ordini, i resi, i reclami gli eventuali scostamenti rispetto alla pipeline di vendita, le interazioni avute con il servizio di customer service, i post social e tutto ciò che viene mostrato nello storico.

Cos’è la servitization?

Per il mondo della produzione, la servitization è di fondamentale importanza, perché vuol dire capire a fondo il ruolo strategico ricoperto da ognuno dei dati relativi al cliente. Se messi in correlazione nella maniera più opportuna, vi sono maggiori probabilità di prendere decisioni efficaci. Il motivo è che si interpretano le informazioni, tenendo conto della loro rilevanza e dell’impatto economico che possono assicurare.

Con una migliore gestione dei big data, le imprese riescono a gestire i flussi di dati inerenti alla creazione del prodotto, alle richieste della clientela, alla fattibilità tecnica del progetto, al calcolo di quanto è possibile marginare, alla messa a punto dell’output finale e all’evasione dell’ordine con consegna finale all’indirizzo indicato dal cliente.

La smart production: ecco cosa sapere

Non c’è dubbio sul fatto che lo smart manufacturing comporti progressi ben riconoscibili nell’intero settore manifatturiero, specie per quanto riguarda l’efficienza e la flessibilità. Alcuni dei miglioramenti più chiari si riferiscono alle attività di fabbrica, ma anche ai processi di front-end e di back-end.

Il supporto dei configuratori di prodotto così come l’automatizzazione degli ordini rendono più semplice la vita alla produzione che può comprendere a fondo cosa richiede la domanda sul mercato e quali sono le aspettative di riferimento. Il digital a supporto del manufacturing si palesa con un livello di efficienza praticamente massimo per i processi: i clienti possono essere seguiti uno a uno, grazie all’adozione di algoritmi di intelligenza artificiale andando a incrociare le anagrafiche dei prodotti con quelle dei clienti, il controllo della pipeline è più agevole. Analogamente, lo stesso può dirsi per fare forecasting.

Elenco dettagliato delle tecnologie dello smart manufacturing

L’impatto della tecnologia nello smart manufacturing è notevole. Lo si intuisce dai suddetti asset innovativi, introdotti dal CRM 4.0.

1. Sales Agreement

Mediante il ricorso a una piattaforma di gestione, contraddistinta da un livello elevato di integrazione, i venditori possono indicare gli accordi stipulati con i clienti in rapporto a specifici prodotti, ai prezzi di vendita, alle tempistiche necessarie per la realizzazione dell’output finale e perfino sconti mirati, valevoli in determinati momenti dell’anno, ma anche appannaggio di determinati clienti a fronte di svariate situazioni (primo acquisto, prendi 3 paghi 2, riduzione del prezzo a fronte di più unità inserite nel carrello, ecc.). Sta di fatto che pianificare risulta molto più semplice, perché sin dall’accesso alla dashboard, si può controllare la chiusure dei contratti con ognuno dei singoli clienti, eventuali contratti ancora aperti. Il reparto commerciale ha così tutte le informazioni per capire come la produzione e le sue dinamiche vanno a impattare sul business, potendo contare anche su una panoramica chiara a livello di operation.

2. Forecast

Vi sono specifici algoritmi attinenti al comparto manifatturiero che consentono di effettuare analisi evolute: grazie al deep learning, i risultati possono essere migliorati di continuo, perché si può contare sull’intelligenza applicativa che prevede per ognuno degli account quali sono i nuovi deal e le valutazioni delle prestazione finanziarie inerenti ai vari clienti. Molto dettagliate, infine, si rivelano anche le previsioni collegate alle operazioni che verranno ultimate successivamente.

3. Processo end to end: una gestione praticamente esemplare

Il processo end to end viene gestito in maniera impeccabile. Si parte dalla prevendita, vale a dire dal passaggio dal semplice utente del web che imbattendosi in un sito internet chiede informazioni, compilando un form online per un preventivo, divenendo un prospect e poi un lead a tutti gli effetti. Anche l’organizzazione di eventi mirati, come le fiere, o la strategia di comunicazione che anticipa il lancio di un prodotto fanno parte della prevendita. Si passa poi al post-vendita, anche in questo caso, il ricorso a una dashboard si dimostra pratico per visualizzare i quantitativi di prodotto messi in vendita, i relativi prezzi e la linea temporale. Si può controllare a quanto ammonta lo scostamento tra le previsioni e i dati reali.

4. Una nuova customer experience … ovviamente sempre più digital

Grazie al successo del digital, l’erogazione di servizi mirati consente ai clienti effettivi e a quelli potenziali di interagire al meglio con il brand e con i vari retailer che possono contare su informazioni accurate in riferimento agli articoli che vendono: i tempi di spedizione dell’ordinato, la lista dei feedback positivi e negativi forniti dagli acquirenti, l’apertura di e-ticket che evidenziano insoddisfazione e via dicendo. Un portale di e-commerce al giorno d’oggi non può trascurare il post-vendita. Spesso, in ottica di smart manufacturing, si attiva un canale di natura B2B, dove il diretto interessato può procedere all’ordine di prodotti o dei ricambi originali. Altra strada riguarda l’attivazione di un canale dove è possibile ricevere il supporto da parte dell’help desk. Si pensi ad esempio a un intervento pianificato da remoto oppure in sede. Tutto ciò, naturalmente, viene supportato dal CRM.

A dare la svolta al comparto manifatturiero, pertanto, sarà una digital supply chain più che mai collaborativa e proattiva.

Nell’ambito delle industrie, si è parlato in questo lasso di tempo con sempre maggiore insistenza di smart working, ossia la gestione dei processi produttivi in remoto. Molte imprese hanno potenziato il dipartimento informatico. A livello nazionale, start-up, PMI e imprese rinomate sono state addirittura in grado di ridurre il divario rispetto alle realtà imprenditoriali di molti Paesi appartenenti all’Unione Europea con un ruolo da indiscussi protagonisti sul mercato economico grazie al ricorso a un sistema MOM, ossia Manufacturing Operations Management. Di cosa si tratta in sostanza? Della naturale evoluzione del precedente sistema, denominato MES, cioè Manufacturing Execution System. Basti sapere che il MES era deputato alla gestione dell’intero processo di produzione attraverso la connessione con i macchinari. Il MOM, invece, ha il compito di collegare le linee di produzione con il gestionale a livello aziendale: il vantaggio principale risiede nel fatto che vengono forniti quotidianamente una miriade di suggerimenti utili in varie aree aziendali, dalla pianificazione alla manutenzione, dalla realizzazione dell’inventario alla gestione delle giacenze, dall’analisi delle scorte di prodotto presenti a magazzino alla tracciabilità. Poter contare su dati importanti, derivati da un eccellente lavoro di smart working, ha permesso di fatto di ridurre al minimo la presenza fisica sul posto di lavoro. In numerose imprese, infatti, occorre prenotarsi con settimane di anticipo, se si desidera lavorare in ufficio e non a casa, visto che i posti a disposizione sono limitati. In questo modo, la salute e la sicurezza del personale viene salvaguardata, la continuità del reparto produttivo non va incontro a intoppi evidenti e le risposte ai problemi vengono date in modo proattivo. E per uno stabilimento non c’è nulla di più vantaggioso, in termini di risparmio economico e di ottimizzazione delle tempistiche, di anticipare i problemi. Grazie alla collaborazione a distanza e ai meeting online, i lavori di analisi realizzati a tavolino così come i controlli decisivi per la fase di collaudo e di manutenzione sono proseguiti senza alcun tipo di ritardo.

A questo punto, è opportuno approfondire in che modo, per una fabbrica che punta sullo smart manufacturing, la filiera può subire importanti modifiche.

Smart manufacturing: tutti gli effetti sulla supply chain

Come si può facilmente intuire, affinché possa essere orchestrata al meglio, la strategia digitale a supporto del Manufacturing, necessita di ingenti investimenti prevalentemente in due aree: know-how e tecnologia. I programmi messi a punto hanno l’intento di automatizzare la produzione industriale, favorendo l’interconnessione tra i reparti e con i soggetti esterni alle imprese, come ad esempio i fornitori. E da lì, il passaggio alla realizzazione di una Digital Supply Chain orientata al dinamismo e alla collaborazione a 360 gradi sarà breve. 

E in futuro?

Per molte imprese di dimensioni medio-grandi e con una certa storia alle spalle, l’obiettivo nei prossimi anni sarà quello di ricoprire il ruolo di Lighthouse Plant cioè stabilimento interamente basato su tecnologie 4.0. Questo favorirà l’evoluzione del tessuto industriale del nostro Paese che, forse, da troppo tempo arranca a discapito di competitor sempre più forti all’interno del Vecchio Continente. Solo nel momento in cui il Digital sarà a supporto del Manufacturing, allora l’evoluzione delle nostre imprese sarà avvenuta con successo e il futuro per l’Italia apparirà di certo più roseo.

Conclusioni

Richiederci una consulenza può rappresentare un importante punto di svolta per il tuo business. I nostri Chief Digital Office ti consentono di implementare con successo il passaggio al digitale nelle imprese manifatturiere, favorendo l’accettazione al cambiamento da parte del personale.

Il calcolo del test digitale per capire il livello di digitalizzazione della propria azienda e delle corrispettive esigenze è il primo passo da compiere per identificare i punti di forza e di criticità del contesto lavorativo di riferimento. Compila ora il test digitale!

 

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