Manufacturing e digitale: un’unione necessaria

Scritto daStefania Montemurro

On Ottobre 22, 2021

Fai il test digitale e ottieni il report con le aree di intervento

La tecnologia odierna e i nuovi processi digitali hanno dato all’industria manufatturiera grandi vantaggi permettendo alle imprese di diventare maggiormente globali raggiungendo clienti ovunque nel mondo, di comprendere le esigenze dei propri clienti attraverso strumenti di analisi, di migliorare l’operatività attraverso l’analisi dei dati abilitata dall’industria 4.0 . Condivisione delle informazioni e collaborazione, concetti cardini del Digital Manufacturing, sono stati già interiorizzati in molte delle realtà imprenditoriali del nostro Paese. Ecco come.

Flessibilità

I nuovi scenari dettati dallo scoppio della pandemia da Covid-19 hanno modificato considerevolmente le abitudini di acquisto dei consumatori per ciò che concerne la modalità di acquisto. La user-experience ha subito una vera e propria rivoluzione: negli ultimi anni il potenziamento dei portali di e-commerce, il successo dei social network e l’avvento di smartphone di nuova generazione ha contribuito a dare forti cambiamenti anche nel comparto manifatturiero. L’intera filiera a monte ha potuto beneficiarne. In che modo si declina questa flessibilità? In estrema sintesi, migliorando la produttività a livello generale. Il vero e proprio cambiamento effettivo ha riguardato nella capacità di fornire servizi incentrati sulla personalizzazione, in base alle esigenze sempre più selettive della clientela, e sulla differenziazione rispetto all’offerta commerciale della concorrenza. Le imprese manifatturiere hanno saputo andare incontro alla rivoluzione digitale attraverso l’adozione di filiere volte ad alimentare la produzione con livelli di flessibilità, in grado di rendere effettivi tutti i cambiamenti richiesti. Ovviamente, sempre e comunque tenendo conto delle tempistiche dettate dal mercato in cui agiscono. In definitiva, la gestione della flessibilità presuppone la necessità di interagire ancora meglio con il reparto della produzione. E ciò risulta fattibile solo puntando sulla condivisione.

Condivisione delle informazioni attraverso il digitale

Si può asserire senza mezze misure che alla base di un’evidente flessibilità produttiva vi deve essere la condivisione delle informazioni. Solo così è possibile avere maggiori probabilità di centrare appieno gli obiettivi prefissati. In riferimento alla clientela, nel settore del manufacturing, la condivisione delle informazioni è strettamente connessa a cosa si stia producendo. Di conseguenza, anche i fornitori e i partner saranno chiamati ad avere un ruolo di determinante importanza, nel momento in cui verrà ultimata la fase produttiva.

Condividere informazioni, vuol dire che il reparto produttivo non deve rimanere isolato, puntando tutto sull’efficienza dei macchinari. Occorre scambiare le informazioni con l’esterno. Questa è la capacità di sapersi interconnettere, dimostrandosi aperti, in termini di approccio, nei confronti degli altri reparti dell’azienda, ma anche all’esterno. Ecco perché la collaborazione, in tal senso, si dimostra sempre foriera di ottimi risultati, nonché di importanti innovazioni.

Si possono quindi adottare strumenti tecnologici di condivisione e comunicazione agili, senza dover per forza interrompere i flussi di lavoro delle persone o rischiando di perdere dati importanti.

Collaborazione

Nel passaggio al digitale, i vertici dell’azienda manifatturiera devono avere una panoramica ben chiara per quanto riguarda i confini entro cui si può agire. La rivoluzione digitale, infatti, presuppone che ciascuna figura professionale vada a connettersi alla rete, contribuendo all’ampliazione del raggio d’azione in termini di business. In estrema sintesi, la condivisione si dimostra la componente decisiva per orchestrare nuove forme di collaborazione o più precisamente, ecosistemi innovativi che si servono appieno del trinomio flessibilità, condivisione e collaborazione.

Paradossalmente, però, il passaggio al digitale non avrebbe raggiunto questi livelli nell’industria manifatturiera nazionale, se non ci fosse stata la pandemia da Covid-19. La diffusione delle soluzioni Cloud, fondamentali al giorno d’oggi per lo smart working, è un fulgido esempio al riguardo.

E a proposito di esempi di successo per quanto riguarda il passaggio al digital nel settore manifatturiero, ne citiamo alcuni degni di menzione.

L’impresa di produzione intelligente

Si parla con sempre maggiore costanza di imprese di produzione intelligenti. Ma cosa vuol dire in concreto?

Un’azienda di produzione per essere considerata intelligente, deve avere la capacità di procedere all’acquisizione, all’organizzazione, all’elaborazione e alla condivisione dei dati e delle informazioni strategiche: i dati aziendali rappresentano per ogni impresa un vero e proprio patrimonio di valore inestimabile, a patto che si sappiano selezionare dalla grande mole di informazioni a disposizione solamente quelli che servono ad uno scopo preciso e in un determinato lasso di tempo. Insomma, la governace di una realtà imprenditoriale si dimostra smart nel momento in cui riesce a rendere utili i dati in maniera rapida e con la massima funzionalità.

A fare la differenza e a creare vantaggio competitivo, oltre al know-how, un ruolo determinante nell’Impresa 4.0 lo ricopre di certo la tecnologia, considerata imprescindibile nell’abilitare tutta una serie di processi oggi più che mai sofisticati e nell’agevolare in modo migliore l’integrazione tra sistemi maggiormente modulari ed inteconnessi che vanno a potenziare la filiera, rendendola al tempo stesso più snella e operativa, sulla base del paradigma del lean manufacturing.

Lean Manufacturing: cos’è?

Per Lean Manufacturing si intende l’implementazione di metodologie e di strumenti che hanno come scopo primario quello di consentire alle imprese di raggiungere picchi di eccellenza.

A livello organizzativo, questo si traduce in un’efficienza massima in termini di prestazioni aziendali, perché in fase di produzione sia le risorse sia i tempi a disposizione vengono ottimizzati. La cosiddetta produzione snella, in concreto, può essere applicata sia per le PMI sia per le imprese di maggiore dimensione. Ridurre gli sprechi, fino a eliminarli, e creare valore aggiunto per la domanda è ciò che con il Lean Manufacturing è possibile perseguire.

Ruolo decisivo nel Lean Manufacturing lo gioca il concetto di flusso: tutto deve necessariamente muoversi senza interruzioni e nella più assoluta armonia. Tutti i tipo di ostacoli possono essere tolti e aggirati in nome della produttività, da sempre colonna portante dei modelli industriali del Sud Est Asiatico.

Cosa ci dice la storia?

Questa metodologia di cui si parla spesso, specie sui libri universitari e nelle realtà aziendali statunitensi e del Sud-Est Asiatico, non è però nuova, come invece si tende a credere nell’immaginario collettivo. Le sue origini risalgono agli inizi degli Anni ´50. A essere protagonisti furono gli stabilimenti della Toyota, dove questo paradigma è stato concepito per la prima volta. Tuttavia, i primi studi sono stati intrapresi solo con l’avvento degli Anni ’90 con le ricerche condotte da Jones e da Womack. Nel loro testo sulla produzione snella, i due esperti statunitensi mettevano a confronto la Toyota con numerose case leader nel mercato automobilistico. A spuntarla, però, era in larga misura il modello de colosso del Sol Levante, definito al giorno d’oggi come uno di quelli più meritevoli di attenzione. Non a caso, la fase di progettazione, la produzione e il reparto qualità sono le aree più coinvolte in tal senso.

Grazie a questo paradigma, la produzione fordista incentrata sull’ottimizzazione di ognuno dei vari processi produttivi e sulla riduzione di ogni sorta di spreco è stata ripensata.

I cardini del Lean Manufacturing, pertanto, ruotano attorno alla rimozione di tutte quelle attività considerate inutili, sulla riduzione al minimo dei movimenti in modo da diminuire ogni sorta di stress e risparmiare tempo, sul numero inferiore di scarti e di materiali prodotti in modo eccessivo rispetto alle scorte e di minimizzare i tempi di attesa.

E in Italia a che punto siamo con il Lean Manufacturing?

Nonostante le potenzialità ci siano tutte, quando si tratta di dover migliorare considerevolmente i sistemi produttivi, il modello dell’organizzazione snella può essere considerato ancora agli albori. Anni fa, su un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, si metteva in evidenza come il Lean Manufacturing potesse rappresentare la strada migliore su cui insistere per migliorare la produttività in ambito industriale. Le imprese che adottano questo modello, infatti, appaiono più competitive rispetto alle realtà che non sanno ancora di cosa si tratti.

Quali sono i reali benefici del Lean Manufacturing? Se un colosso aziendale del calibro di Toyota ha deciso di implementare questo modello organizzativo di successo, di motivazioni ce ne sono a iosa. Questa strategia made in Japan ha reso possibile il dominio sul mercato automobilistico: nei vari sondaggi effettuati su scala internazionale, infatti, Toyota si colloca nelle prime posizioni per quanto riguarda le relazioni con i clienti e l’affidabilità del marchio.

Molti potrebbero giustamente obiettare che il tessuto industriale italiano ha nelle PMI la sua spina dorsale. Il modello del Lean Manufacturing e i suoi principi possono essere ugualmente applicati?

Per quanto la differenza tra le imprese del nostro Paese e la Toyota sia a dir poco radicale, migliorare le prestazioni sul mercato, passando dalla riduzione degli sprechi, risulta comunque un obiettivo perseguibile. Anche da questi step avviene il miglioramento dei numeri che contano nel mondo del business. I benefici concreti che l’imprenditoria nostrana può toccare con mano a seguito dell’implementazione del Lean Manufacturing sono, perciò, davvero molteplici: dall’abbattimento delle tempistiche di consegne con tanto di miglioramento generale della puntualità del servizio offerto alla riduzione dei costi in fase di lavorazione, dalla maggiore efficienza dei processi lavorativi alla maggiore ottimizzazione delle risorse disponibile (queste ultime si dimostrano maggiormente produttive), dal livello qualitativo via via superiore alla flessibilità sempre più evidente, senza dimenticar che le scorte a magazzino vengono smaltite o evase in modo eccellente.

A cosa serve il Lean Manufacturing?

Come intento primario, questa struttura di organizzazione aziendale mira a massimizzare gli sforzi aziendali, contrastando gli sprechi e la pessima allocazione delle risorse. E tra il contrastare efficacemente la sovrapproduzione, da sempre sinonimo di spreco di risorse, il provare ad eliminare i processi inutili e l’agevolare l’annullamento dei ritardi, in qualsiasi impresa, grande o piccola che sia, c’è davvero molto da fare. I problemi di fondo, diffusi su larga scala, vengono fuori per via di un’organizzazione che presenta più di una lacuna. Risultato? Tutto questo finisce per ripercuotersi nel metodo e nel processo di lavoro. I temi di produzione si dilungano inevitabilmente, la supervisione lascia a desiderare, gli spazi non risultano idonei per affrontare i carichi di lavoro, la formazione latita insieme all’aggiornamento.

Le 5S del Lean Manufacturing

Per organizzare al meglio questo innovativo metodo di lavoro, bisogna necessariamente citare le 5S, in modo da poter identificare al meglio una metodologia lavorativa, implementabile nei processi. Il punto di partenza è sempre e comunque l’eliminazione del superfluo.

1. Seiri: significa scelta e separazione, ossia rimuovere tutto che risulta di troppo e tenere solo quello che serve;

2. Seiton: vuol dire sistemazione degli strumenti e delle attrezzature con cui poter lavorare;

3. Seison: sta per controllo degli ordini;

4. Sheiketsu: è l’idea di standardizzazione. A lungo andare i risultati vanno incontro a chiari miglioramenti, per via delle innumerevoli ripetizione portate a termine. E con l’introduzione di un metodo innovativo di lavoro, è normale che in fase iniziale un’organizzazione aziendale faccia fatica;

5. Shitsuke: indica il mantenimento della precisione ai massimi livelli nel lungo periodo. Solo in questo modo, il paradigma del Lean Manufacturing si dimostrerà foriero di risultati positivi.

Attenendosi a questi punti basilari del Lean Manufacturing, la struttura aziendale diventa più snella e contrastare gli sprechi (noti come muda) diventa obiettivo fattibile.

Fase delicata per il successo dell’implementazione del Lean Manufacturing è la modalità di organizzazione della propria area di lavoro: rimuovere il superfluo è di cruciale importanza per scacciare problematiche che, almeno potenzialmente, potrebbero arrecare solo caos. Inoltre, è necessario sistemare in modo ottimale gli strumenti di lavoro. Se ciò che possibile lo si deve alla rinomata tecnica dei cartellini rossi. In cosa consiste? Dopo che il diretto interessato ha individuato gli strumenti inutili per lo svolgimento della propria attività lavorativa, questi ultimi vengono contrassegnati da un bollino rosso. Durante le settimane venture, nella circostanza in cui uno dei suddetti strumenti venisse richiesto, magari anche con una certa urgenza, il cartellino rosso gli viene rimosso, in quanto non è più messo a parcheggio, ma viene utilizzato in piena regola. Agendo in questo modo, l’opzione che va per la maggiore risiede in un’organizzazione che diviene snella, ma passo dopo passo. La governance, di fatto, non finisce per essere presta dall’istinto di fare una volta per tutte a meno di quello che appare inutile. Anche a distanza di tempo, vi sono sempre arnesi e strumenti che possono ritornare utili.

Il monitoraggio e l’ottimizzazione sono due tappe decisive per l’implementazione del Lean Manufacturing. Si riesce a raggiungere una posizione di equilibrio, sostanzialmente, nel momento in cui le abitudine si dimostrano consolidate. Citando le 5S, precedentemente descritte, è bene precisare che non vanno interpretate come modelli da seguire solo sporadicamente, ma in modo abitudinario nel breve termine. Ciò, comunque, è l’intento di fondo di numerose realtà aziendali che prendono spunto dal kaizen, ossia il cambiamento buono.

Attenendosi ai suddetti passaggi, ottimizzare i processi e valorizzare le risorse a disposizione sono obiettivi più semplici da centrare al meglio.

Tirando le somme, grazie alla digitalizzazione delle informazioni, ad avvantaggiarsene non è solo una determinata azienda, ma l’intero comparto di riferimento, visto che gli sprechi si riducono sensibilmente e i margini di errore, praticamente, si azzerano.

Cos’è l’Additive Manufacturing?

Sempre in riferimento all’impatto del digitale sul sistema industriale, un ruolo molto importante va attribuito a un altro paradigma: l’Additive Manifacturing. Di cosa si tratta? Della cosiddetta manifattura additiva, ossia il processo industriale che mediane l’ausilio di svariate tecnologie assicura la fabbricazione di prodotti finiti, di semilavorati o di componenti mediante la sovrapposizione di strati di materiale. L’aggiunta del materiale avviene strato su strato, ossia dal perimetro esterno passando a quello interno mediante diversi riempimenti.

In sostanza, è possibile asserire che il suddetto modello è l’esatto contrario rispetto alla manifattura classica. Quest’ultima verte tutta attorno a una logica sottrattiva, perché l’articolo finale che viene messo sul mercato non è altro che la risultante di varie azioni rispetto all’output piena. Lavorazioni come la tornitura o la fresatura vanno lette proprio in quest’ottica, dato che si è registrata l’asportazione di materiali dall’output originale.

Spesso, si suole definire l’Additive Manifacturing anche come stampa 3D. Il ruolo del digitale in questo caso è determinante, in quanto si registra la produzione di articoli finiti, partendo da uno stampato tridimensionale, vale a dire un file di progettazione digitale.

Un po’ di storia:

Le origini della Stampa 3D vanno fatte risalire attorno alla metà degli Anni ’80, quando si iniziava a discutere di prototipazione rapida. Con il boom dei macchinari industriali e di determinate tecnologie, oggi più che mai low cost, si è andati incontro alla vantaggiosa opportunità di mettere sul mercato oggetti di dimensioni considerevoli in tempi contenuti e ricorrendo a un vasto elenco di materiali.

E oggi?

L’attuale scenario lascia intendere che l’Additive Manufacturing è molto in voga nella prototipazione rapida per una questione di abbattimento dei costi. Per ottenere piccole serie, il sistema viene molto adottato nel comparto automobilistico, in quello aeronautico, nel settore medico e nell’edilizia.

Come funziona lo Smart Manufacturing?

Tra i più consolidati punti di forza che riguardano lo smart manufacturing, una menzione speciale va assegnata alla gestione intelligente dei prodotti, dei processi e del personale. In termini di connessione e di comunicazione, il flusso di dati raccolto da una moltitudine di fonti va semplicemente organizzato in modo ottimale per consentire agli operatori di agire nella maniera più trasparente possibile, sempre tenendo conto di un approccio collaborativo.

Nell’era dello smart working e del lavoro in remoto, i dati vengono condivisi con sempre maggiore frequenza su piattaforme cloud oriented: in questo modo, infatti, si riesce a lavorare in modo efficiente, puntuale e allineato. Il risparmio in termini di costi e tempistiche appare a tutti evidente, come dimostrano i risultati conseguiti dalle aziende protagoniste nello smart manufacturing.

Solo in termini di infrastrutture, le logiche relative al pay per use e all AS a Service assicurano al mondo delle imprese manifatturiere risorse a capacità praticamente infinite, senza la necessità di effettuare investimenti cospicui. A livello di applicazioni, invece, le performance migliorano grazie alla gestione in cloud, ma anche per via dei costanti update. Infine, per ciò che concerne la cyber-sicurezza, è il provider che fa la differenza, a patto che la presidi nel modo migliore. A tutto ciò occorre aggiungere che la governance, nel momento in cui può avvalersi del supporto di piattaforme cloud oriented, può permettere al management e a tutti i team dei vari reparti di collaborare al meglio, condividendo progetti, processi decisionali, raccolta di dati e svolgimento del lavoro di analisi.

Come verrà indicato a breve, il cliente è al centro di questo paradigma: per il management, avvalendosi di un CRM 4.0, risulta poi più semplice coordinare le attività lavorative di tutti i protagonisti rientranti nella supply chain. Anzi, a questo punto è il caso di dire della digital supply chain. Anche i distributori, i dealer, i contractor e i rivenditori ne fanno parte. Nello specifico, l’innovazione coinvolge lo stabilimento, i prodotti, i dipendenti, i collaboratori esterni, i clienti e infine i partner.

Quali caratteristiche deve avere la fabbrica intelligente?

Nota anche come smart factory, la fabbrica intelligente si contraddistingue per una visione che non mette più al centro del suo business il prodotto, ma il cliente. L’approccio adottato, infatti, è di natura olistica: IT, Marketing, Customer Assistance, Sales lavorano in modo sinergico, tenendo conto dei dati raccolti dal CRM che diventa il cuore pulsante del core business aziendale.

Il cliente, di fatto, è al centro del business

Nello smart manufacturing, imperniato attorno a concetti chiave come flessibilità, condivisione e collaborazione, il cliente di dimostra ancora una volta al centro del business, ricoprendo un ruolo decisivo in riferimento al nuovo assetto. Per perseguire l’intento della flessibilità produttiva, numerose imprese del settore manifatturiero hanno approcciato nuovi mercati, percorrendo nuove strade e differenziando il core business. Se il cliente è al centro, è automatico che il processo di flessibilità, di condivisione e di collaborazione vada incontro a cambiamenti importanti, destinati in ogni caso ad avere ripercussioni sull’attività imprenditoriale. Lo sviluppo dei prodotti è una delle fasi maggiormente interessate al cambiamento, perché pur restando nel settore a lungo presidiato, si iniziano ad esplorare nuovi comparti complementari, visto che nel lungo periodo, i dati dimostrano che ci sono tutte le probabilità di crescere e di conquistare importanti quote di mercato. L’espansione in nuovi settori, pertanto, comporta la condivisione di tutta una serie di informazioni utili, attinenti alle performance conseguite sul mercato, tenendo conto dell’ottica dei clienti, e ai costi, per ciò che concerne la prospettiva dei fornitori. Per ovvi motivi, data la rilevanza delle informazioni in oggetto, le relazioni sono salvaguardate da accordi di riservatezza, i cui dettagli vengono definiti a monte, senza che possano essere divulgati all’esterno, divenendo poi di dominio pubblico.

La filiera a monte dello Smart Manufacturing

A fronte del nuovo smart manufacturing, il cliente si dimostra di cruciale importanza a livello di business. Per essere maggiormente flessibili, pronte a condividere le informazioni e, soprattutto, collaborative, numerose imprese fornitrici, attive nel panorama manifatturiero italiano, hanno deciso di rivedere le modalità di interazione con la clientela e di adattare i loro processi, al mero scopo di rispondere in maniera pronta e proattiva a tematiche strategiche in termini di business: la tracciabilità, la diminuzione di scorte a magazzino, la gestione automatica degli ordinativi tramite un più efficiente lavoro di pianificazione sono alcuni degli esempi più calzanti, in tal senso.

Agendo secondo la suddetta prospettiva, il settore manifatturiero a livello nazionale potrebbe davvero svoltare, ponendo basi solide per lo sviluppo nel medio termine e aumentando la sua competitività tramite una produttività maggiore e con una qualità più eccelsa dei prodotti messi in commercio. Insomma, il posizionamento sul mercato nazionale delle imprese manifatturiere ha davvero tutto per trarne giovamento.

Certo è che non tutte le realtà imprenditoriali, almeno per il momento, sono pronte a vincere da sole questa sfida avvincente. Tuttavia, solo avendo le carte in regola per gestire al meglio la transizione al digitale, svoltare diventerebbe cosa maggiormente fattibile, anche perché si eviterebbero errori inutili che comportano notoriamente solo sprechi di budget e perdite evidenti di tempo.

La figura del Chief Digital Officer, specie se presa in outsourcing, può rivelarsi decisiva per guidare l’azienda alla tanto desiderata rivoluzione digitale.

Nella visione che mette il cliente al centro delle sue attenzione, le realtà imprenditoriali sono tenute a ingegnarsi per escogitare nuove soluzioni, volte a garantirli valore aggiunto. La capacità di saper ascoltare le sue effettive esigenze, fornendogli prodotti personalizzati e servizi su misura sono azioni che vanno lette in quest’ottica.

Non a caso, l’approccio smart manufacturing è determinante ai fini della cosiddetta servitization: gli attori protagonisti della filiera devono lavorare nella più totale armonia e in maniera sinergica per rendere felice il cliente, portandolo alla tanto ambita fidelizzazione. Molto spesso le imprese investono molto per allargare il target di riferimento e per espandersi oltre la nicchia di mercato già intercettata. Le spese e gli investimenti sono davvero esosi. Il problema, di fondo, però, è che se gli investimenti si focalizzassero maggiormente sui clienti già acquisiti, gli introiti crescerebbero a dismisura. Il motivo è semplice: è molto meno dispendioso, in termini di costi e di impegno profuso, fidelizzare clienti già acquisiti che conquistarne di nuovi, partendo da zero.

Per centrare il suddetto obiettivo e per accontentare i desideri di un cliente oggigiorno sempre più consapevole di ciò che compra, i dati da sfruttare sono quelli di natura predittiva, come ad esempio gli ordini, i resi, i reclami gli eventuali scostamenti rispetto alla pipeline di vendita, le interazioni avute con il servizio di customer service, i post social e tutto ciò che viene mostrato nello storico.

C0s’è la Servitization?

Per il mondo della produzione, la servitization è di fondamentale importanza, perché vuol dire capire a fondo il ruolo strategico ricoperto da ognuno dei dati relativi al cliente. Se messi in correlazione nella maniera più opportuna, a fronte di un lavoro eccelso in termini di analisi (queste devono essere di natura evoluta, vale a dire predittive), vi sono maggiori probabilità di prendere decisioni efficaci.

Il motivo è che si interpretano le informazioni, tenendo conto della loro rilevanza e dell’impatto economico che possono assicurare.

Con una gestione eccellente dei Big Data, le imprese riescono a gestire al meglio i flussi di dati inerenti alla creazione del prodotto, alle richieste della clientela, alla fattibilità tecnica del progetto, al calcolo di quanto è possibile marginare, alla messa a punto dell’output finale e all’evasione dell’ordine con consegna finale all’indirizzo indicato dal cliente.

La Smart Production: ecco cosa sapere

Non c’è dubbio sul fatto che lo smart manifacuting comporti progressi ben riconoscibili nell’intero settore manifatturiero, specie per quanto riguarda l’efficienza e la flessibilità. Alcuni dei miglioramenti più chiari si riferiscono alle attività di fabbrica, ma anche ai processi di front-end e di back-end.

Il supporto dei configuratori di prodotto così come l’automatizzazione degli ordini rendono più semplice la vita alla produzione che può comprendere a fondo cosa richiede la domanda sul mercato e quali sono le aspettative di riferimento. Il digital a supporto del manufacturing si palesa con un livello di efficienza praticamente massimo per i processi: i clienti possono essere seguiti uno a uno, grazie all’adozione di algoritmi di intelligenza artificiale: andando a incrociare le anagrafiche dei prodotti con quelle dei clienti, il controllo della pipeline è più agevole. Analogamente, lo stesso può dirsi per fare forecasting.

Elenco dettagliato delle tecnologie dello Smart Manufacturing

L’impatto della tecnologia nello Smart Manufacturing è notevole. Lo si intuisce dai suddetti asset innovativi, introdotti dal CRM 4.0.

1. Sales Agreement

Mediante il ricorso a una piattaforma di gestione, contraddistinta da un livello elevato di integrazione, i venditori possono indicare gli accordi stipulati con i clienti in rapporto a specifici prodotti, ai prezzi di vendita, alle tempistiche necessarie per la realizzazione dell’output finale e perfino sconti mirati, valevoli in determinati momenti dell’anno, ma anche appannaggio di determinati clienti a fronte di svariate situazioni (primo acquisto, prendi 3 paghi 2, riduzione del prezzo a fronte di più unità inserite nel carrello, ecc.). Sta di fatto che pianificare risulta molto più semplice, perché sin dall’accesso alla dashboard, si può controllare la chiusure dei contratti con ognuno dei singoli clienti, eventuali contratti ancora aperti. Il reparto commerciale ha così tutte le informazioni per capire come la produzione e le sue dinamiche vanno a impattare sul business, potendo contare anche su una panoramica chiara a livello di operation.

2. Forecast

Vi sono specifici algoritmi attinenti al comparto manifatturiero che consentono di effettuare analisi evolute: grazie al deep learning, i risultati possono essere migliorati di continuo, perché si può contare sull’intelligenza applicativa che prevede per ognuno degli accout quali sono i nuovi deal e le valutazioni delle prestazione finanziarie inerenti ai vari clienti. Molto dettagliate, infine, si rivelano anche le previsioni collegate alle operazioni che verranno ultimate successivamente.

3. Processo end to end: una gestione praticamente esemplare

Il processo end to end viene gestito in maniera impeccabile. Si parte dalla prevendita, vale a dire dal passaggio dal semplice utente del web che imbattendosi in un sito internet chiede lumi al riguardo, compilando un form online per un preventivo, divenendo un prospect e poi un lead a tutti gli effetti. Anche l’organizzazione di eventi mirati, come le fiere, o la strategia di comunicazione che anticipa il lancio di un prodotto fanno parte della prevendita. Si passa poi al post-vendita, dove i commerciali, incontrandosi con gli ingegneri capiscono a fondo i dettagli tecnici del prodotto messo in commercio e i particolari della relativa offerta commerciale. Anche in questo caso, il ricorso a una dashboard si dimostra pratico per visualizzare i quantitativi di prodotto messi in vendita, i relativi prezzi e la linea temporale. Si può controllare a quanto ammonta lo scostamento tra le previsioni e i dati reali.

4. Una nuova customer experience … ovviamente sempre più digital

Grazie al successo del digital, l’erogazione di servizi mirati consente ai clienti effettivi e a quelli potenziali di interagire al meglio con il brand e con i vari retailer che possono contare su informazioni accurate in riferimento agli articoli che vendono: i tempi di spedizione dell’ordinato, la lista dei feedback positivi e negativi forniti dagli acquirenti, l’apertura di e-ticket che evidenziano insoddisfazione e via dicendo. Un portale di e-commerce al giorno d’oggi non può trascurare il post-vendita. Spesso, in ottica di Smart Manufacturing, si suole abilitare un canale di natura B2B, dove il diretto interessato può procedere all’ordine di prodotti o dei ricambi originali. Altra strada riguarda l’attivazione di un cabale dove è possibile ricevere il supporto da parte dell’help desk. Si pensi ad esempio a un intervento pianificato da remoto oppure in sede. Tutto ciò, naturalmente, viene supportato dal CRM.

A dare la svolta al comparto manifatturiero, pertanto, sarà una digital supply chain più che mai collaborativa e proattiva.

Un’impresa deve sapersi muovere come farebbe un lighthouse plant.

Un caso produttivo di successo: i risultati conseguiti dal Gruppo ABB e dall’approccio lean

Un esempio di successo della capacità di cambiare per quanto riguarda le imprese manifatturiere è rappresentato dallo stabilimento produttivo del Gruppo ABB, situato a Dalmine, nel cuore della provincia di Bergamo. I dipendenti hanno la possibilità di sperimentare soluzioni all’avanguardia che vengono implementate, dimostrando l’efficacia del prodotto realizzato. L’approccio lean, in quest’ottica, si caratterizza per accontentare al meglio le richieste provenienti dal mercato: in questo percorso messo nero su bianco a Dalmine, dove si realizzano quadri elettrici di media tensione, sezionatori e interruttori, lo stabilimento, di fatto, si sincronizza al meglio con ciò che richiede il mercato. I risultati conseguiti grazie al lean manufacturing, d’altronde, sono sotto gli occhi di tutti: crescita delle assunzioni (ad oggi 860 dipendenti), 350 milioni di fatturato e drastica riduzione degli sprechi.

Risultato? Con una storia di successo come quella in questione e traguardi ambiziosi, lo stabilimento di ABB a Dalmine è considerato un Lighthous Plant a tutti gli effetti. Cosa vuol dire tutto questo in sostanza? Che la fabbrica si apre a tutti, non solo alle imprese della filiera produttiva, per dimostrare i concreti vantaggi derivanti da strategie innovative e dall’efficienza che solamente lo smart manufacturing è in grado di garantire.

Sulla base di quanto messo in evidenza dal Cluster Fabbrica Intelligente, a cui fa capo il Ministero dello Sviluppo Economico, lo stabilimento di Dalmine è uno dei tre Lighthouse Plant di ABB insieme a quelli localizzati a Santa Palomba e a Frosinone. Cosa vuol dire tutto ciò? In estrema sintesi, gli imprenditori che tengono le redini di aziende a conduzione familiare nel comparto manifatturiero, qualora volessero guidare la transizione digitale, potrebbero tranquillamente prendere spunto da quanto fatto a Dalmine, fiore all’occhiello dell’industria 4.0.

La logica di funzionamento della roadmap dello stabilimento di ABB a Dalmine prevede la valorizzazione dello smart manufacturing nel rispetto dei principi basilari dell’industria 4.0: ciò vuol dire che i problemi che richiedono una soluzione imminente vengono incrociati con le tecnologie più idonee a risolverli. L’IoT (Internet of Things), i software analytics, l’economia circolare, i big data, i cobot, i robot, l’orientamento alla sostenibilità, la gestione dei flussi, la realtà aumentata e infine quella virtuale si dimostrano fondamentali nel momento in cui occorre focalizzarsi sul controllo qualità o ancora sulla manutenzione di natura predittiva. Negli anni venturi, insomma, sembra essere certo il maggiore peso specifico che è destinata a ricoprire l’Intelligenza Artificiale. Non solo, però, all’interno degli stabilimenti, ma anche nella routine di tutti i giorni.

La pandemia da Covid-19 ha contribuito a rivedere la supply chain e il modus operandi del reparto della produzione. Le soluzioni anti Covid-19 hanno fatto sì che numerosi stabilimenti potessero continuare a rimanere aperti h24. Se tutto questo è stato possibile, gran parte dei meriti vanno attribuiti alla flessibilità ai massimi livelli e ad un eccellente percorso in termini di smart manufacturing.

Naturalmente, tenendo conto del fatto che il momento vissuto è una particolare eccezione, sono stati presi all’interno delle fabbriche tutta una serie di accorgimenti volti, in primo luogo, a tutelare la salute dei lavoratori, ma al tempo stesso anche ad aumentare le performance in termini di produttività.

Nell’ambito delle industrie, si è parlato in questo lasso di tempo con sempre maggiore insistenza di smart working, ossia la gestione dei processi produttivi in remoto. Molte imprese hanno potenziato il dipartimento informatico. A livello nazionale, start-up, PMI e imprese rinomate sono state addirittura in grado di ridurre il divario rispetto alle realtà imprenditoriali di molti Paesi appartenenti all’Unione Europea con un ruolo da indiscussi protagonisti sul mercato economico. A tal proposito, vale la pena segnalare ancora una volta l’esperienza dello stabilimento di ABB a Dalmine: il ricorso a un sistema MOM, ossia Manufacturing Operations Management. Di cosa si tratta in sostanza?

Della naturale evoluzione del precedente sistema, denominato MES, cioè Manufacturing Execution System. Basti sapere che il MES era deputato alla gestione dell’intero processo di produzione attraverso la connessione con i macchinari. Il MOM, invece, ha il compito di collegare le linee di produzione con il gestionale a livello aziendale: il vantaggio principale risiede nel fatto che vengono forniti quotidianamente una miriade di suggerimenti utili in varie aree aziendali, dalla pianificazione alla manutenzione, dalla realizzazione dell’inventario alla gestione delle giacenze, dall’analisi delle scorte di prodotto presenti a magazzino alla tracciabilità. Poter contare su dati importanti, derivati da un eccellente lavoro di smart working, ha permesso di fatto di ridurre al minimo la presenza fisica sul posto di lavoro. In numerose imprese, infatti, occorre prenotarsi con settimane di anticipo, se si desidera lavorare in ufficio e non a casa, visto che i posti a disposizione sono limitati. In questo modo, la salute e la sicurezza del personale viene salvaguardata, la continuità del reparto produttivo non va incontro a intoppi evidenti e le risposte ai problemi vengono date in modo proattivo. E per uno stabilimento non c’è nulla di più vantaggioso, in termini di risparmio economico e di ottimizzazione delle tempistiche, di anticipare i problemi. Grazie alla collaborazione a distanza e ai meeting online, i lavori di analisi realizzati a tavolino così come i controlli decisivi per la fase di collaudo e di manutenzione sono proseguiti senza alcun tipo di ritardo.

A questo punto, è opportuno approfondire in che modo, per una fabbrica che punta sullo smart manufacturing, la filiera può subire importanti modifiche.

Smart manufacturing: tutti gli effetti sulla supply chain

Come si può facilmente intuire, affinché possa essere orchestrata al meglio, la strategia digitale a supporto del Manufacturing, messa in piedi da ABB nei suo stabilimenti in Italia, necessita di ingenti investimenti prevalentemente in due aree: know-how e tecnologia. I programmi messi a punto hanno l’intento di automatizzare la produzione industriale, favorendo l’interconnessione tra i reparti e con i soggetti esterni alle imprese, come ad esempio i fornitori. E da lì, il passaggio alla realizzazione di una Digitail Supply Chain orientata al dinamismo e alla collaborazione a 360 gradi sarà breve. Per centrare al meglio un traguardo ambizioso come quello attuale, ABB ha realizzato un interessante e innovativo programma di assessment dei suoi fornitori. A quale scopo? Sostanzialmente, l’intento principale ruotava tutto attorno alla valutazione del livello di maturità digitale raggiunto dalla filiera. A seguito di accurate valutazioni, diventa possibile lavorare su tutte quelle linee di intervento, destinate a fare da apripista alla realizzazione di un ecosistema integrato, determinane per rendere il reparto produttivo ancora più affidabile, ma soprattutto competitivo.

Nel luglio del 2020 sono stati mostrati i risultati ottenuti dall’awareness assessment della filiare dei fornitori dello stabilimento di ABB a Dalmine. Come è stata diffusa la cultura del digitale? La risposta a questo quesito risiede nell’intenzione di promuovere diversi miglioramenti che possano favorire lo sviluppo del digitale a supporto del Manifcturing. La fabbrica di Dalmine, come si è già sottolineato, rientra tra i Lighthouse Plant. Tra i suoi molteplici obiettivi, viste anche le dimensioni importanti, vi è anche quello di illustrare alle PMI, sia a quelle appartenenti alla supply chain sia a quelle che ne sono escluse, come determinate applicazioni di natura industriale possano arrecare evidenti benefici strutturali, apportando miglioramenti strutturali e aumentando il livello di competitività nel settore.

I numeri dell’assessment sono d’altronde chiarissimi: tenendo conto di un campione costituito da 17 fornitori, localizzati in 3 regioni in Italia (Veneto, Lombardia e Lazio) e costituito tendenzialmente da PMI collocabili in 5diversi comparti, i risultati ottenuti dalla filiera ABB sono risultati i migliori in assoluto. Un traguardo importante, se paragonato a quanto raggiunto da altre 700 realtà imprenditoriali che hanno preso parte a questo assessment. Nella valutazione del livello di maturità digitale, ABB ha lavorato in modo egregio, iniziando già 10 anni prima attraverso un graduale percorso, volto ad integrare al meglio i fornitori maggiormente strategici.

Vista la necessità di effettuare cospicui investimenti, ABB ha stretto una partnership con UBI Banca, volta a supportare le risorse stanziate dai fornitori protagonisti dell’assessment, mediante la creazione di un plafond ad hoc. Insomma, non c’è che dire. Il sito di Dalmine va considerato a tutti gli effetti come uno dei modelli da tenere in seria considerazione nel momento in cui devono convergere gli obiettivi dell’universo bancario con i traguardi prefissati nel mondo delle imprese. Si tratta di un ecosistema che arreca importanti benefici ai vari componenti, merito di una positiva contaminazione che incide in maniera reciproca su chi desidera essere protagonista di un percorso di tipo graduale per ciò che concerne la cosiddetta industria 4.0: quest’ultima vede, infatti, nel digitale a supporto del Manufacturing uno dei suoi principali capisaldi.

Insomma, quella dello stabilimento di ABB a Dalmine è una storia di successo nel ramo dello smart manufacturing, visto che la rivoluzione digitale si è dimostrata foriera di risultati tangibili: maggiore produttività, più competitività a livello territoriale e nello scenario internazionale e ruolo da protagonista indiscussa nella digital supply chain. E in futuro si prevedono ulteriori step evolutivi.

E in futuro?

Per molte imprese di dimensioni medio-grandi e con una certa storia alle spalle, l’obiettivo nei prossimi anni sarà quello di ricoprire il ruolo di Lighthouse Plant. Oltre a potersi fregiare di un titolo che conferisce lustro all’interno del proprio settore, quello in oggetto sarà anche un ruolo di una considerevole responsabilità, dato che favorirà l’evoluzione del tessuto industriale del nostro Paese che, forse, da troppo tempo arranca a discapito di competitor sempre più forti all’interno del Vecchio Continente. Solo nel momento in cui il Digital sarà a supporto del Manufacturing, allora l’evoluzione delle nostre imprese sarà avvenuta con successo e il futuro per l’Italia apparirà di certo più roseo.

Conclusioni

Richiederci una consulenza può rappresentare un importante punto di svolta per il tuo business. I nostri Chief Digital Office ti consentono di implementare con successo il passaggio al digitale nelle imprese manifatturiere, favorendo l’accettazione al cambiamento da parte del personale.

Il nostro modello scalabile e sostenibile permette a tutte le imprese di poter avere dalla propria parte un Chief Digital Officer per avviare la trasformazione digitale.

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