Il PNRR può offrire opportunità per il digitale? In che modo possono essere impiegati i fondi del PNRR?
Incominciamo con il dire che se è vero che viviamo in un epoca difficile, anche solo inimmaginabile nella sua complessità alla fine del 2019, è altrettanto vero che gli imprenditori per loro natura sono abituati a raccogliere le sfide ed ad affrontare le avversità, pena l’esistenza stessa della loro impresa.
Nel raccogliere la sfida molti si sono accorti che la digitalizzazione delle procedure è in grado di fornire un supporto decisivo. Pensiamo solo alla rapida diffusione dello smart working o alla possibilità di collegarsi da remoto in più persone, come se fossimo tutti insieme allo stesso tavolo.
Non voglio addentrarmi nell’uso distorto che anche di questi strumenti si è fatto, non è questo il focus della mia riflessione, voglio invece soffermarmi sulle opportunità, in tema di digitalizzazione delle aziende e dei loro processi, che si stanno aprendo proprio a causa della pandemia.
Oggi grazie alle prospettive offerte dal PNRR assistiamo ad una forte accelerazione nell’ambito della digitalizzazione delle procedure.
Andiamo quindi ad approfondire in modo dettagliato che cos’è il PNRR, come accedere ai fondi e come cogliere tutte le opportunità disponibili.
PNRR: cos’è e a cosa serve
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, o PNRR, è un Piano redatto dal Governo Italiano, approvato dal Parlamento ed infine validato dalla Commissione dell’Unione Europea grazie al quale l’Italia potrà beneficiare dei fondi del Next Generation EU.
Stiamo parlando di fondi veramente ingenti, i quali potranno dare un contributo decisivo all’Italia. Infatti il PNRR ha un valore complessivo di 235 miliardi di euro tra risorse nazionali ed europee, quest’ultime per un ammontare corrispondente a circa ¼ del valore complessivo del totale continentale di 750 miliardi di euro programmate per il periodo 2021-2027.
Per comprendere però cosa prevede il PNRR occorre innanzitutto partire dalla doppia R, che corrisponde ai termini di “ripresa” e “resilienza”.
Con “ripresa” si fa riferimento alla ripresa sociale economica necessaria per superare l’emergenza sanitaria, finalizzata ad aumentare il livello di occupazione e a favorire la qualità della vita in tutto il territorio italiano.
Con il termine “resilienza”, invece, il riferimento è più ampio ed è legato alla visione complessiva del progetto, volto a rispondere alle sfide che il contesto attuale richiede.
Un aspetto certamente da segnalare riguarda il fatto che la quota dei finanziamenti (il 40%) deve essere riservato al Mezzogiorno, allo scopo di colmare il gap e le disuguaglianze che sono ancora presenti nel Paese.
PNRR: gli investimenti previsti in Italia nel digitale
Dal punto di vista del contenuto, il PNRR è articolato in 6 aree tematiche, chiamate anche Missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività, turismo e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità sostenibile; ricerca e istruzione; inclusione e coesione; salute.
Ciascuna missione si articola a sua volta in 16 aree di intervento, suddivise in base alla specifica sfida da affrontare. Per le prime due missioni sono stati stanziati complessivamente 100 miliardi, una cifra che corrisponde a quasi il 60% dei fondi totali.
In riferimento alla prima missione, un tale investimento appare quantomai giustificato, anche in virtù del fatto che l’Italia fino a pochi anni fa si trovava in 25 esima posizione (su 28) per innovazione tecnologica e digitale.
Il PNRR rappresenta dunque una ghiotta occasione per aumentare gli investimenti che le aziende (in genere le PMI) possono riservare all’innovazione digitale, nell’ottica di accrescere competitività e flessibilità in un mercato sempre più complesso ed esigente. Rappresenta dunque una grande opportunità anche per lo sviluppo e per la sopravvivenza delle aziende stesse.
L’importanza di un piano per la digitalizzazione
L’innovazione delle tecnologie digitali rappresenta oggi un mezzo attraverso il quale il governo italiano ha scelto di intervenire per dare una spinta alle imprese nazionali.
Le aziende italiane hanno bisogno di un marcato incentivo alla digitalizzazione di procedure e infrastrutture, poiché l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 ha notevolmente accelerato le modalità di produzione e di vendita, sempre più incentrate sul digital marketing.
In uno scenario simile, occorre riflettere su come agire sull’ampiezza della banda, fondamentale per integrare in modo efficace con una politica indirizzata all’efficientamento digitale.
In aggiunta, per migliorare le prestazioni digitali occorre che i tempi di risposta nel rapporto input-destinatario vengano ridotti in modo significativo.
Infine, uno dei punti nodali dell’intero processo di digitalizzazione riguarda la sicurezza informatica, in quanto la transizione non può fare a meno di una security riservata o, meglio ancora, blindata. In realtà siamo ancora decisamente lontani da un passaggio di questo tipo. Ecco perché accedere ai fondi per promuovere la digitalizzazione tecnologica rappresenta una scelta consapevole e razionale, ben allineata con il progetto di apportare una decisa inversione di tendenza nel nostro Paese.
Chi sono i beneficiari del PNRR e del Piano Transizione 4.0
Nell’ambito dell’intento di promuovere una ripresa e consentire la PMI di accedere ai fondi, è stato iscritta nell’ambito del Decreto Sostegni Bis una nuova normativa, il Nuovo Piano Nazionale Transizione 4.0. Tale Piano mira a diventare un’evoluzione del progetto Industria 4.0, già al centro del dibattito in relazione Legge di Bilancio 2021.
I beneficiari degli incentivi sono le PMI che prevedono giuridicamente la forma di società di capitali con sede legale in Italia e che hanno già depositato gli ultimi 2 bilanci presso il Registro delle Imprese. Tali bilanci devono presentare esercizi completi; se per esempio una società è stata costituita a ottobre 2018 deve necessariamente presentare sia il bilancio del 2019 sia quello del 2020. Se l’azienda è attiva anche all’estero, i relativi ricavi devono essere non inferiori al 20% dei ricavi complessivi dell’azienda o, in alternativa, devono essere non inferiori al 10% calcolato sull’ultimo bilancio depositato.
Differenze con il piano precedente
Rispetto al suo predecessore, il Piano 4.0 è caratterizzato da alcuni elementi distintivi. In primis, viene ad ampliarsi il range di beneficiari. Inoltre, l’importo del credito fiscale non è più fisso, ma varia in funzione della somma investita, senza considerare la possibilità che tale importo possa essere utilizzato in compensazione con altri debiti.
La durata, in aggiunta, non è più di un solo anno, ma considera due anni fiscali (il biennio 2021-2022). Per una PMI la prospettiva è decisamente migliore, poiché allungare l’orizzonte temporale di un anno può fare una notevole differenza.
Esistono principalmente 3 categorie di credito di imposta per le aziende, in base a dove queste intendono investire i fondi.
In primis ci sono gli investimenti in beni strumentali, che includono beni materiali e immateriali. Più in generale, tutto ciò che va nella direzione della transizione tecnologica viene ritenuto fruibile del credito di imposta.
La seconda categoria è quella relativa a sviluppo, innovazione e design. Le aziende del settore privato possono vantare un notevole incentivo nel campo della ricerca e dello sviluppo in ambito digitale, allo scopo di incrementare la propria competitività non soltanto entro i confini nazionali. A questo comparto appartengono gli investimenti nella sostenibilità dell’ambiente e nell’economia circolare.
La terza categoria riguarda invece la formazione e il consolidamento delle competenze. Per promuovere la crescita delle competenze digitali, l’obiettivo del Piano è quelle di lavorare ad un modello in grado di riqualificare le figure manageriali. Inoltre, si basa su una diversa applicazione delle soft skills e del know-how, caratteristiche imprescindibili in un ambiente aziendale strutturato. Sono previsti dei percorsi formativi mirati che, grazie all’abbassamento temporaneo del cuneo fiscale, metteranno a disposizione di manager, collaboratori e dipendenti dei fondi da investire nella formazione.
Un ultimo aspetto da non trascurare, oltre all’importanza degli studi di fattibilità, attiene alla sicurezza della rete. Un eventuale aumento delle dimensioni del network aziendale, mirato a migliorare le prestazioni, deve essere necessariamente accompagnato da un processo indirizzato ad implementare gli strumenti adatti ad assicurare la sicurezza dei dati e dei dispositivi.
Gli Incentivi previsti dal Piano Transizione 4.0
Per quanto riguarda il Piano Transizione 4.0, gli incentivi previsti sono riferiti a categorie specifiche di progetti che possono essere ammessi.
Una prima categoria di spesa riguarda gli investimenti legati alla transizione digitale, che devono essere pari ad almeno la metà di tutti i costi ammissibili. Sempre in questa categoria occorre citare gli investimenti legati all’integrazione digitale e allo sviluppo di procedure interne aziendali. In questo ambito è possibile includere anche le spese sostenute per implementare e modernizzare i vari modelli organizzativi.
La seconda categoria riguarda gli investimenti effettuati per l’acquisto di software e strumenti tecnologici (i gestionali CRM, i software con licenza, gli strumenti per proteggere la rete dagli attacchi informatici, ecc).
Infine, non si può non menzionare la spesa per la consulenza digitale, che riguarda la possibilità per le aziende di avvalersi di consulenti esperti in grado di indirizzare gli interventi da compiere.
Le categorie menzionate sono soltanto alcune di quelle previste dal Piano Transizione 4.0 e che le imprese italiane possono valutare allo scopo di effettuare un deciso passo in avanti nell’ottica del raggiungimento di un’efficienza digitale. Possono essere ammesse, inoltre, anche tutte quelle spese effettuate per investimenti su alcuni temi sostenibili, come per esempio la mitigazione dell’impatto climatico o l’aumento dell’efficienza energetica e idrica.
Come sfruttare le opportunità nel digitale previste dal PNRR
Come si è avuto modo di analizzare, le imprese italiane dispongono oggi di una concreta opportunità per rinnovarsi sotto il profilo tecnologico e dare finalmente una svolta tangibile alla propria attività.
E’ evidente, inoltre, che senza una buona dose di programmazione da rivedere e senza una consulenza efficace e personalizzata, i risultati prefissati sono difficilmente raggiungibili.
Per beneficiare delle agevolazioni previste dal PNRR e, in particolare, dal Piano Transizione 4.0, le imprese italiane dovranno giocoforza avvalersi di validi consulenti, capaci di orientare al meglio gli investimenti che possono apportare un incremento del valore aggiunto all’attività.
In genere, la flessibilità aziendale ruota attorno alla capacità di supportare le informazioni in maniera blindata e sicura. Quando si parla di efficientamento digitale, pertanto, si fa riferimento all’idea di una rete che, non soltanto si rivela rapida e articolata in modo razionale, ma anche e soprattutto abile nel proteggere i dispositivi dai potenziali attacchi informatici.
Conclusioni
Le imprese che intendono sfruttare questa opportunità possono pertanto avvalersi della consulenza di professionisti esperti. Quest’ultimi conoscono le tecnologie più innovative e sono in grado di orientare le decisioni dell’azienda in ottica di uno sviluppo tecnologico della struttura. Sebbene alcune aziende possano avvertire l’esigenza di ottenere il maggior numero possibile di agevolazioni, in realtà la scelta più razionale è quella di avvalersi di queste figure, disposte ad approfondire con i manager e con i collaboratori le esigenze digitali specifiche di cui necessita l’azienda.
Non posso finire questo contributo senza specificare che quando si parla di consulenti esperti emerge chiara la figura del Chief Digital Officer, il Direttore del Digitale! Se hai letto questo lungo contributo sino a questo punto forse è il caso che tu chieda di parlare con uno dei Cdo di Maia Management. Contattaci, siamo pronti a camminare al tuo fianco.